Dopo più di un mese di assenza, è tornato a parlare Sinisa Mihajlovic alla vigilia del match contro il Venezia. Ecco le sue parole: "Domani sarà una partita molto complicata. Loro arrivano da 10 sconfitte consecutive, e se dovessero perdere con noi, saranno purtroppo retrocessi in Serie B. Giocano in casa, sarà una partita di orgoglio e a tutti costi cercheranno di vincere. Noi dobbiamo essere bravi a tenere un equilibrio mentale, restando fiduciosi, tranquilli e lucidi, senza cadere nelle provocazioni. Se giochiamo come sappiamo, avendo un atteggiamento giusto, avremo grande possibilità di fare risultato. Domani ci saranno 2000 tifosi rossoblù che ci daranno una mano, è una partita alla nostra portata in cui vogliamo anche riscattare la sconfitta dell'andata. A livello tattico è probabile che qualcosa cambieremo. Kasius contro la Roma ha fatto bene. Stiamo lavorando con lui perché ha qualità e carattere. Ci sono cose in cui deve migliorare, ma più passa il tempo e più diventerà forte. Deve migliorare la fase difensiva e avere più coraggio quando attacca, ma è un giocatore giovane. L'ho messo io in campo, se non avessi fiducia in lui non l'avrei mai schierato. Abbiamo finalmente recuperato tutti i giocatori a centrocampo, quindi è probabile che ruoti qualcuno. Quando hai tante scelte, è la cosa più bella per un allenatore perché puoi scegliere il giocatore più funzionale per la partita che andrà a giocare.”
Un parere sul momento positivo della squadra: "Mi è piaciuto che i ragazzi sono liberi di mente, giocano e si divertono. Questo è un aspetto che è cambiato rispetto a qualche mese fa. Quando non arrivavano i risultati c'era un po' di sconforto, ma è normale. Quando ti liberi mentalmente ed entri in campo sapendo cosa devi fare, con serenità, ti viene tutto da solo. Noi abbiamo sempre cercato di giocare a calcio, portando in campo i nostri principi di gioco".
La partita della svolta: “La partita più importante è stata quella con l'Inter. Era da troppo tempo che si dava per scontata la vittoria dei nerazzurri, e questo mi faceva arrabbiare. Ero convinto che non avrebbero mai vinto. Nessuno deve mai dubitare della nostra professionalità. Tutti avevano già messo i 3 punti all'Inter, e questa cosa non mi è mai andata giù. Ho grande rispetto per quella società, la dirigenza e per Inzaghi, ma ho voluto trasmettere tutta la rabbia ai miei giocatori. Questa è stata la mia più grande soddisfazione".
Il ritorno in campo: "Dal momento in cui sono entrato in ospedale, il mio obiettivo era quello di tornare alla normalità, al giorno in cui avrei potuto riprendere la mia quotidianità. Quando mi sono trovato dopo 30 giorni di nuovo in campo è stato veramente bellissimo. Sono emozioni che ho già vissuto, la salute ti fa godere la vita, la malattia ti fa comprendere il significato, perché non dai nulla per scontato. La vita va vissuta sempre all'istante. Quando ti ammali comprendi certi valori e anche una piccola passeggiata dopo un sacco di tempo ti può far rifiorire. Sono momenti che ho già vissuto, ma questa volta a livello mentale è stata molto dura, ero sempre solo a causa del Covid. L'altra volta c'erano visite continue ed ero spesso in compagnia. Sono quelle piccole cose che ti danno un senso e ti facilitano la permanenza in ospedale. E' stata veramente dura rimanere chiuso in camera da solo in queste settimane. E' sempre la famiglia che ti dà quella forza in più. Tutti i giorni uguali, da mattina a sera: è stata una tortura. L'importante era arrivare all'obiettivo ed è stato fatto. Ci tengo a ringraziare i giocatori, i dirigenti, lo staff, gli infermieri dell'ospedale Sant'Orsola, dove ormai sono di casa. Spesso ci si dimentica che dietro ad un allenatore c'è uno staff. Più c'è coesione tra di noi, più è grande la possibilità di raggiungere risultati. Non era facile ricostruire un gruppo dopo aver perso giocatori esperti come Palacio e Danilo, ma lo zoccolo duro del Bologna, composto da giocatori esperti come Medel, Soriano, Arnautovic ha dimostrato che nelle difficoltà ci sono sempre. Siamo ancora in corsa per gli obiettivi che ci siamo prefissati ad inizio anno. Mi farebbe piacere finire bene la stagione, anche per far ricredere chi dubitava di noi. Abbiamo vissuto dei momenti difficili con Covid, quarantene e infortuni, ma la squadra e lo staff hanno sempre avuto un grande equilibrio, con la coscienza che, lavorando bene, il campionato è lungo e c'è sempre tempo per togliersi soddisfazioni. Non a caso nel girone di andata abbiamo fatto il record di punti. Durante il periodo negativo si guardava solo ai risultati, senza tenere conto delle assenze e delle problematiche che ci hanno investito".
E ancora: “Io ho tanti difetti, ma ho il pregio che di testa sono forte. Quando ti trovi in una situazione come la mia, è normale che ti concentri su ciò che ti ha colpito, devi dare delle priorità. Successivamente poi pensi anche ad altre cose, dandoti obiettivi giorno per giorno, piccole vittorie che ti danno forza di alzare il morale. Deve partire sempre tutto dalla testa, è lì che non devi mollare mai, ma non è una cosa semplice o scontata. Ci sono stati momenti molto difficili, ma grazie alla famiglia sono riuscito a rialzarmi".
Sulla corsa Scudetto: “Io facevo il tifo per il Napoli, pensavo avessero tutte le carte in regola, ma così non è stato. Di Napoli mi piace la gente, di grande cuore e mi sarebbe piaciuto che potessero tornare a vincere dopo tanto tempo. Tra Milan e Inter non ho preferenze. Sono due squadre a cui sono molto legato".
Spunti e riflessioni sempre lucide, il tecnico del Bologna Sinisa Mihajlovic, nella conferenza stampa odierna alla vigilia di Venezia-Bologna, si è soffermato anche sullo stato di salute del nostro calcio.
"L'altro giorno mi ha chiamato Sacchi, abbiamo parlato di calcio generale e di Champions. Noi siamo ancora molto lontani da quel tipo di gioco che si vede in Europa. Certe squadre fanno proprio un altro sport. C'è un intensità diversa e tanta qualità. Si gioca per fare un gol in più, non per farne uno in meno. C'è meno tattica e magari si vedono errori individuali, mentre in Italia la tattica frena lo spettacolo. Orsato è stato molto bravo e più volte gli ho chiesto perché non arbitra così anche in Italia. Qua c'è una mentalità diversa, non c'è intensità perché il gioco è troppo spesso spezzato. I giocatori sono sempre per terra, si buttano, i sanitari entrano in continuazione, cosa che in Inghilterra, ad esempio, non esiste. Negli anni ‘90, quando giocavo io, il campionato italiano era il migliore, c’era molta più qualità. Dal punto di vista tattico qui è molto più difficile giocare, infatti un calciatore che ha giocato in Italia riesce generalmente ad ambientarsi bene all'estero.
Ancelotti? Ogni allenatore ha il suo modo di allenare e di vincere. Ci sono tanti modi per vincere, non c'è una regola fissa. Ancelotti è molto bravo a gestire e a creare coesione tra i suoi giocatori."
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